Ho effettuato il ‘Master in Nutrizione di popolazione, Educazione e Sicurezza Alimentare’ presso l’Università degli Studi di Padova, che mi ha portata ad acquisire conoscenze e capacità di comprensione dei principi che sono alla base della nutrizione umana, dell’educazione alimentare, con aspetti di tipo biologico, epidemiologico e legislativo, grazie ad una preparazione avanzata su temi d’avanguardia nel settore.
Questo mi permette di lavorare con più competenze nel mondo dei disturbi legati all’alimentazione.
Non tutti sanno che tra psicologia e alimentazione esiste uno stretto legame dal quale è impossibile prescindere e come, pertanto, sia sempre più importante una maggior collaborazione tra psicologi e professionisti della nutrizione.
Il rapporto con il cibo si intreccia fin dalla nascita con le esperienze affettive legate ai primi rapporti significativi, se si pensa all’esperienza dell’allattamento e dello svezzamento; assume così un importante significato di scambio nella relazione con l’Altro che, attraverso l’atto del nutrire, si prende cura di noi. Il cibo si connota, pertanto, di aspetti emotivi e relazionali, assumendo per noi una forte valenza simbolica; si impregna di significati che vanno ben oltre il semplice bisogno biologico. Le nostre preferenze sugli alimenti sono il risultato dell’ambiente familiare, sociale e culturale in cui viviamo.
Attraverso il cibo costruiamo delle relazioni, stabiliamo la nostra identità, definiamo le nostre regole di adesione a principi etici e religiosi e creiamo legami di appartenenza con la nostra comunità. La storia di ognuno di noi è strettamente legata al cibo ed è costellata da gusti, profumi, preferenze per certi alimenti o avversioni per piatti che non possiamo neppure sentire nominare.
Può accadere (a qualsiasi età) che una persona inizi a manifestare sintomi di malessere psicologico proprio attraverso condotte alimentari disfunzionali. Il cibo diventa così un “veicolo” che porta con sé dei chiari messaggi di disagio. Quando questo disagio aumenta, può sfociare in un vero e proprio disturbo.
Che cosa sono i disturbi del comportamento alimentare (DCA)?
Tali disturbi sono caratterizzati da un comportamento disfunzionale riguardo al cibo, da una percezione alterata del proprio corpo e dalla conseguente preoccupazione per il proprio peso e aspetto fisico.
I disturbi alimentari possono avere cause e conseguenze psicologiche legate a problemi di autostima e, in alcuni casi, sono associati a disturbi d’ansia e depressione.
Soffrire di DCA, inoltre, può portare a gravi conseguenze fisiche e innescare, per esempio, problemi gastrointestinali, cardiovascolari ed endocrini.
Tra tutti i disturbi alimentari i più diffusi, sia nei maschi che nelle femmine, troviamo:
Le cause di questi disturbi sono multiple e chiamano in gioco fattori:
Come intervenire?
L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha ormai da tempo riconosciuto come i classici trattamenti prescrittivi (ad esempio dieta) in caso di sovrappeso e obesità, se non accompagnati da un intervento volto alla comprensione e alla conseguente modifica dei fattori psicologici sottostanti, portino la grande maggioranza delle persone ad un abbandono precoce del programma.
Mettendo al centro dell’attenzione il lavoro di cooperazione tra psicologo e nutrizionista a supporto del paziente si sottolinea, inoltre, come sia necessario costruire un piano alimentare personalizzato, che sia sostenibile, praticabile e accettato dalla persona anche da un punto di vista psicologico.
Dietro la richiesta di aiuto da parte del paziente si possono celare problematiche di entità più gravi, evidenziate dai primi segnali di difficoltà a gestire un regime alimentare equilibrato, che senza un adeguato supporto potrebbero comportare un ritorno ad abitudini alimentari disfunzionali.
Qual è il ruolo dello/a psicologo/a?
Lo psicologo è il professionista del benessere psicologico, della relazione d’aiuto e il suo obiettivo principale è quello di migliorare la qualità di vita degli individui. Lo psicologo sostiene la persona aiutandola a capire le problematiche sottostanti al sintomo, riattivare e consolidare le proprie capacità, energie e risorse, permettendole così di trovare soluzioni e di attenuare il disagio che prova. La possibilità che ha il paziente di condividere ed esplorare con un professionista competente i propri pensieri e le proprie emozioni e di comprenderle nel profondo porta, infatti, all’acquisizione di nuovi strumenti psichici e relazionali.
Nel lavoro d’equipe (gastroenterologo, nutrizionista, psicologo, psichiatra se necessario) una figura specializzata come quella dello psicologo è capace di lavorare sulla motivazione al cambiamento, sull’affrontare le cause della sofferenza, sull’immagine corporea e sull’autostima, incrementando il benessere psicofisico. L’obiettivo sarà quello di trovare prima il significato dato al cibo, all’interno del contesto di disagio percepito che ha fatto scaturire il sintomo abbuffata / restrizione, e dopo un nuovo significato che permetta il cambiamento duraturo. Ed anche il nutrizionista, attraverso il percorso di educazione alimentare inciderà sugli aspetti psicologici attraverso la visibile modificazione del corpo del paziente.